MADE IN ITALY N. 8
1967/69, Sedia pieghevole PLIA, progetto di Piretti, produzione Anonima Castelli
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Plia, la sedia pieghevole progettata da Giancarlo Piretti, presentata al Salone del Mobile nel 1967, è stata messa in produzione dall’Anonima Castelli nel 1969 ed ad oggi sono stati venduti più di 7 milioni di pezzi. Durante la sua prima esposizione al Salone del Mobile, riscosse tanto successo che alcuni visitatori si portarono via i prototipi tanto che furono costretti ad incatenare le restanti per poter completare la settimana del mobile. Molti stilisti si interessarono a lei e ne ordinarono quantità inimmaginabili, allo scopo di utilizzarle durante le sfilate. In un interessante articolo sulle stanze delle meraviglie” Gillo Dorfles elencò le creazioni dei più illustri maestri del designer contemporaneo, ne citò cinque, tra cui la PLIA.
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Costituita da sedile e schienale in Cellidor (brevetto registrato) trasparente, fumè o colorata, con struttura in tubo di acciaio cromato, dove l’invenzione rivoluzionaria è un giunto in alluminio pressofuso, composto da tre dischi che collegano sedile, schienale e gambe. Piegata occupa un ingombro di circa 5 cm ma da aperta è anche impilabile. L’approccio di Piretti è radicale, “Quando disegnavo una cosa avevo bisogno di parecchio tempo per convincere i produttori. E a un certo punto decisi di fare tutto io, facevo il prototipo, facevo gli stampi e arrivavo dal cliente con la sedia con le componenti già prodotte.” E per la Plia andò proprio così: Piretti progettò non solo l’oggetto in sé, ma anche gli stampi e la linea di assemblaggio delle componenti, che venivano disposti sul nastro e uniti da una pressa orizzontale. Grazie alla semplice complessità della produzione, la PLIA può essere prodotta a costi relativamente bassi e venduta a prezzi altrettanto vantaggiosi, tanto da rappresentare la realizzazione dell’idea di “design democratico”. “Se noi designer riusciamo a disegnare cose poco costose, ognuno di noi avrà più denaro per acquistare quadri, sculture, opere d’arte…”. Ha detto una volta Giancarlo Piretti.
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